Alberto Anelli, licenziato in teologia e dottore di ricerca in filosofia, affianca la sua attività di studio e di ricerca a una lunga esperienza didattica come insegnante di IRC nella scuola secondaria. Da sempre è impegnato nel tentativo di coniugare la didattica con il livello qualitativo dei contenuti e di portare nel lavoro quotidiano dell’insegnamento la sua esperienza maturata durante la sua lunga permanenza in altri paesi e negli USA. Nel novembre 2018 è risultato vincitore del concorso di ammissione al dottorato di ricerca internazionale in contemporary humanism presso l’università LUMSA di Roma.
PRESENTAZIONE
Il dono di Dio s’incarna nella realtà storica di chi lo riceve (cfr. Evangelii Gaudium, 115). Non esiste una fede cristiana che non sia mediata dalle condizioni storiche e dalle esperienze vissute di ogni essere umano. Il principio dell’incarnazione, che caratterizza l’originalità del cristianesimo, ci chiede di considerare la nostra epoca non con distacco, ma come parte integrante del nostro stesso esistere. Quali sono i problemi e quali sono invece le opportunità che possono nascere dall’incontro tra la fede e la condizione contemporanea?
Alberto Anelli, licenziato in teologia e dottore di ricerca in filosofia, affianca la sua attività di studio e di ricerca a una lunga esperienza didattica come insegnante di IRC nella scuola secondaria. Da sempre è impegnato nel tentativo di coniugare la didattica con il livello qualitativo dei contenuti e di portare nel lavoro quotidiano dell’insegnamento la sua esperienza maturata durante la sua lunga permanenza in altri paesi e negli USA. Nel novembre 2018 è risultato vincitore del concorso di ammissione al dottorato di ricerca internazionale in contemporary humanism presso l’università LUMSA di Roma.
PRESENTAZIONE
Il dono di Dio s’incarna nella realtà storica di chi lo riceve (cfr. Evangelii Gaudium, 115). Non esiste una fede cristiana che non sia mediata dalle condizioni storiche e dalle esperienze vissute di ogni essere umano. Il principio dell’incarnazione, che caratterizza l’originalità del cristianesimo, ci chiede di considerare la nostra epoca non con distacco, ma come parte integrante del nostro stesso esistere. Quali sono i problemi e quali sono invece le opportunità che possono nascere dall’incontro tra la fede e la condizione contemporanea?
Mireille Yoga vive a Yaoundé, Cameroun. Laureata in Tecnologia (DUT) all’Università Cattolica dell’Africa Centrale, nel 1997 entra a far parte del movimento di Comunione e Liberazione, e il 14 agosto 1999 si sposa con Victorien. Dal 2002 lavora con Padre Maurizio Bezzi al Centro Sociale Edimar, un’opera educativa sorta nel centro della capitale, che si occupa dei bambini e dei ragazzi di strada. Nel 2003 Mireille partecipa per la prima volta all’Assemblea Internazionale dei Responsabili di CL a La Tuile e al Meeting di Rimini, a cui tornerà più volte anche negli anni successivi. Ad oggi Mireille e Victorien hanno quattro figli, tutti adottati.
PRESENTAZIONE
Dall’incontro fatto con il movimento di Comunione e Liberazione, un incontro semplice come seguire la curiosità per due ragazze del coro in parrocchia, si accende un fuoco nella vita di Mireille, al punto da farle dire, di fronte a Victorien che le chiedeva di diventare sua moglie: «Sappi che questa donna è “fatta” dalla fede». È questo incontro vivo con il Cristianesimo ad alimentare, ogni giorno, il lavoro di Mireille e di padre Maurizio al Centro Edimar, che si conferma come un punto che il Signore ha scelto per far crescere l’umanità degli educatori e per far sì che su ciascuno di quei ragazzi di strada si posi lo sguardo d’amore che, forse, non hanno mai ricevuto.
Valerio Capasa, nato a Taranto nel 1977, insegna materie letterarie presso il Liceo Scientifico Statale «Arcangelo Scacchi» di Bari ed è dottore di ricerca in Italianistica. È sposato, ha due figli e molti amici migliori di lui. Ha scritto quattro libri di critica letteraria (Un’esigenza permanente. Un’idea di Cesare Pavese; Lo scopritore di una terra incognita. Cesare Pavese poeta; Lo sguardo che incontra le cose. Mondi letterari del Novecento; Dante Petrarca Giotto Simone. Il cammino obliquo: la svolta del moderno) e numerosi saggi su riviste letterarie; si occupa di letteratura, cultura e scuola sul quotidiano ilsussidiario.net e gira l’Italia per incontri, lezioni, letture, corsi, formazione docenti; fa parte del Comitato didattico dei Colloqui fiorentini, collabora con l’Associazione Nazionale Presidi e cura la pagina Facebook ‘Omero vede benissimo’. È convinto che leggere – come cantare – sia un incontro che ci rimette di fronte al nostro Mistero.
PRESENTAZIONE
Quando possiamo dire che è una canzone è bella? Non solo quando ci piace, quando è orecchiabile, quando coincide con i nostri gusti. Una canzone è bella soprattutto quando ci mette davanti a quello che siamo, quando tocca il nostro Mistero fino a farci ridere e piangere insieme. «“Apriti cuore”: l’uomo canta il Bello e il Vero» è un percorso attraverso i lampi di alcuni cantautori italiani proposti con chitarra e voce da Valerio Capasa, insegnante e critico letterario. Il miracolo di certi ascolti è trovare, nelle parole e nelle note di altri, la propria parola, la propria nota.
Tradizionale festa popolare del meeting, realizzata con l’aiuto dei tanti volontari che prestano il loro servizio in compravendita. Apericena a buffet, musica dal vivo, giochi, balli e sketch comici allieteranno la conclusione del Meeting, nel modo più bello e gioioso possibile.
Silvana De Mari è nata nel 1953 in provincia di Caserta e vive a Torino. Ha fatto il chirurgo sia in Italia che in Etiopia, come volontaria, poi da quando le è venuto il dubbio che i mali dell’anima possono essere non meno devastanti di quelli del corpo, si occupa di psicoterapia. Il suo hobby fondamentale è arrabbiarsi: per fare qualcosa della sua rabbia ha deciso di scrivere d’ingiustizie, persecuzioni, discriminazioni e ribellioni in forma di favola. Si affaccia al mondo della letteratura per ragazzi come scrittrice agli inizi degli anni 2000 con l’editore Salani, nel 2004 con la pubblicazione de L’ultimo elfo esplode la sua fama nel panorama editoriale italiano, che si lega sempre più al mondo della letteratura fantasy, con la pubblicazione di altri romanzi appartenenti al genere.
PRESENTAZIONE
Da sempre la narrativa fantastica contiene i mostri, il ricettacolo di tutto ciò che è “irraccontabile” e, dunque, l’orrore della fame, dell’incesto, della morte. Ciò di cui è troppo doloroso parlare viene sublimato infatti nel racconto fantastico, che mescola insieme due generi letterari ben più antichi: la fiaba e l’epica. Il fantasy è oggi, forse, l’unico genere letterario che parli di lealtà, coraggio e cavalleria, è l’unico genere di narrazione che osi parlare di Dio e della morte e, in particolare, contiene i valori biblico evangelici rinnegati dalle due religioni atee del XX secolo, nazismo e comunismo. Contiene la paura della possibile fine del mondo, che è la paura degli ultimi 100 anni (il secolo dei genocidi e del disastro nucleare), ma anche la speranza insopprimibile che alla fine il mondo sarà salvato.
È disponibile un servizio gratuito di baby-sitting. Per informazioni: 329 619 2847
MEETING DEL LIBRO USATO – XVII EDIZIONE – 29 agosto-11 settembre 2019
QUANDO HO INCONTRATO CRISTO, MI SONO SCOPERTO UOMO (M. Vittorino)
Fin dal suo esordio, il Meeting del libro usato è stato non solo compravendita di libri usati, ma anche un’occasione privilegiata per guardare con maggiore attenzione la Realtà e la sua corrispondenza con le esigenze più profonde del nostro cuore, al fine di darne un giudizio e ad esso adeguare, con più consapevolezza, il nostro comportamento.
Il Meeting, come suggerisce il nome, permette questa riflessione grazie all’incontro. Incontro con libri, autori, testimoni, protagonisti competenti della cultura e della scienza attorno a un tema che ci interessa e che ci provoca.
Quest’anno il titolo della XVII edizione del Meeting del libro usato sarà: Quando ho incontrato Cristo, mi sono scoperto uomo[1]. Tale titolo cita una frase espressa da Caio Mario Vittorino, retore e filosofo del IV secolo che da convinto e fervido oppositore del Cristianesimo si convertì, in seguito, alla religione cristiana, un cambiamento che stravolse la sua vita e ne fece uno studioso appassionato del Vangelo.
Vittorino nacque pagano e morì cristiano e la conversione non cambiò solo la sua appartenenza religiosa, ma gli permise di scoprire a pieno la propria umanità, poiché essere cristiani significa essere pienamente umani, aventi come paradigma l’Uomo per eccellenza, il Dio che si fece carne e che, comunicandosi all’uomo, lo esaltò ontologicamente[2].
Tutto la realtà che ci circonda e la nostra esperienza in primis ci mostrano come per l’uomo sia impossibile rimanere nell’atteggiamento necessario di cui ha bisogno per una vita autenticamente umana, nessun uomo infatti può, da solo, garantirsi il comportamento che esprime una coscienza compiuta di sé perché troppe sono le distrazioni e la trascuratezza rispetto alla verità di noi, troppo fragile la nostra volontà, troppo comoda l’omologazione.
Per questo Gesù si è incarnato, si è fatto compagnia per gli uomini, si è reso incontrabile e si coinvolto con gli uomini nel tempo e nello spazio e, dopo la Risurrezione, è diventato presente in ogni presente della Storia, mostrando a tutti noi ciò che strutturalmente siamo: un io incontenibile, indistruttibile, immortale, cioè che non può essere fermato. Che vive in una irrefrenabile tensione creativa, di espressione, di costruzione, di realizzazione di sé, un io indistruttibile, che non può essere piegato da nessuno, che non può essere piegato dal potere che pure ci prova in tutti i modi; un io immortale, immortale perché amato per sempre da Dio[3].
Questo è ciò che l’uomo è chiamato ad essere, questo il suo destino, negli infiniti modi che la Realtà contempla e in quell’unicità con cui ciascuno di noi è venuto al mondo. Il modello esiste, non è ideale e immaginario, un super-uomo o un trans-uomo che grazie alla sua intelligenza e alla tecnica riesca a evolvere, ma è Gesù di Nazareth. Lui il prototipo. Lui l’unico salvatore dell’uomo.
La Chiesa da sempre è il luogo privilegiato in cui è possibile fare esperienza dell’amicizia con Cristo e dell’unità tra uomini che, seguendoLo, rigenerano il proprio io, riscoprendo il proprio destino e la propria origine. E in questa realtà presente, fatta di singoli uomini e di Chiesa tutta intera, accade un cambiamento, una trasformazione, un rendersi vero dell’uomo, di tale portata che San Paolo lo descrive come una creatura nuova[4], una nuova creazione, l’albore di una umanità diversa, di una comunità umana diversa, cioè nuova, più vera[5].
Gli incontri del Meeting, attraverso i suoi ospiti e testimoni, saranno dunque l’occasione per approfondire questa prospettiva sulla natura dell’uomo e la sua esaltazione attraverso l’adesione a Cristo
Tutti gli incontri saranno a ingresso libero e si terranno alle 20.45, presso il Teatro della Parrocchia
delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, Via S. Botticelli, 5 – Brescia e saranno organizzati dal CENTRO CULTURALE PIER GIORGIO FRASSATI DI BRESCIA
[1] Mario Vittorino, In epist. ad Ephesios, libro II, cap. 4, v. 14, in Marii Victorini Opera exegetica, ed. F. Gori, Vindobone 1986, II 16.
[2] Luigi Giussani, Perché la Chiesa?, volume terzo del PerCorso, ed. BUR, Milano, 2003, p.238.
[3] Appunti dall’intervento di Javier Prades all’Assemblea Internazionale Responsabili di Comunione e Liberazione, La Thuile, 20 agosto 1997.
Giuseppe Tovini e i cattolici all’esordio della modernità: La stampa cattolica bresciana
Nato a Milano, 60 anni, laureato in Storia contemporanea, allievo e collaboratore dello storico Giorgio Rumi all’Università Statale di Milano, direttore per 11 anni del Giornale di Brescia, collaboratore di Avvenire e dell’Osservatore Romano, docente di metodologia della comunicazione all’Accademia d’Arte Santa Giulia, autore di saggi storici tra cui si segnalano i volumi: Milano intransigente, NED, 1985; La Rivoluzione francese, Ares, 1989; Giuseppe Tovini, le opere e i giorni, La Scuola, 1998; Paolo VI, fedele a Dio, fedele all’uomo, Studium, 2014; Paolo VI e il Novecento. Una poetica della vita, Studium, 2018
Giacomo Scanzi illustrerà il ruolo di Giuseppe Tovini nel definire la cittadinanza dei cattolici nell’Italia unita, il ruolo del “Cittadino di Brescia” e del suo direttore Giorgio Montini e cosa vi è di attuale in quella esperienza
La finanza come solidarietà nella tradizione cattolica bresciana
Avv. Pierfrancesco Rampinelli Rota presidente Fondazione UBI Banco di Brescia
Dott. Aldo Amici Segretario Generale Fondazione Banca San Paolo
La conferenza che sarà tenuta dall’avvocato Pierfrancesco Rampinelli Rota e il dottor Aldo Amici verte sulla continuità che il pensiero di intuizione di Giuseppe Tovini e altre figure eminenti del cattolicesimo bresciano moderno hanno avuto riguardo alla dimensione dell’economia e della finanza pensati come luoghi e esperienze che possono avere un’anima In una vocazione sociale e solidale. attraverso queste imminenti figure della finanza bresciana scopiamo come le fondazioni sorte in seno agli enti bancari e finanziari Bresciani continuino a mantenere la stessa visione e la stessa missione originaria ossia fare dell’economia una occasione di solidarietà e promozione del bene comune.
San Giovanni Piamarta. Il sacerdote, l’educatore, il benefattore
Padre Francesco Ferrari
Padre Francesco Ferrari aiuterà a scoprire la vita del bresciano San Giovanni Piamarta, sacerdote illuminato e grande educatore, e di come tra Ottocento e Novecento si è dedicato all’elevazione cristiana, morale e professionale delle nuove generazioni a Brescia e nel mondo, producendo opere che vivono ancora oggi.